Comunità in Dibattito


Tavolo 1 > Conosciamo meglio i gessi

Tavolo 1 > Conosciamo meglio i gessi

In questo Tavolo virtuale è possibile leggere tutte le domande elaborate dai partecipanti durante il primo incontro del Dibattito Pubblico, svolto il 27 aprile e intitolato: CONOSCIAMO MEGLIO I GESSI. Nell'incontro si è parlato del processo di produzione del biossido di titanio e delle caratteristiche fisico-chimiche dei gessi. Chi ha perso l'incontro può rivederlo nei video pubblicati in home page.  

Fino al 23 giugno 2017 è possibile continuare la discussione iscrivendosi al Tavolo virtuale e inviando commenti e contributi. Per farlo è necessario registrarsi al portale di Open Toscana Partecipa: cliccando sulla frase che compare sotto al titolo Commenti si apre il format per l'iscrizione.


Domande del TAVOLO n.1:
1) Come vengono smaltiti i gessi rossi nei paesi del Nord Europa? RISPOSTA: Esattamente come stiamo facendo noi ora, non ci sono differenze: li riutilizzano per ripristini ambientali, sigillature di zone minerarie, oppure vengono abbancati in ex cave. (Ing. Francesco Pacini, AD Huntsman). Per approfondimenti, vedere il video https://www.youtube.com/watch?v=C__wCQdpyR4&feature=youtu.be&t=16s

2) Come mai un'azienda americana che lavora materie prime che provengono da paesi etra-europei ha scelto Scarlino come sede di uno dei suoi stabilimenti? RISPOSTA: Il nostro stabilimento è stato realizzato nel 1972, quindi 45 anni fa quando la società non era americana ma della Montedison (ex Montecatini), che aveva già costruito l'impianto di acido solforico. Quindi il nostro impianto per la produzione di biossido di titanio è stato localizzato a Scarlino come 'verticalizzazione' del processo di lavorazione della pirite. Qui avevamo le miniere di pirite e l'unico impianto del mondo che produceva acido solforico da pirite era di brevetto Montecatini, un impianto costruito negli anni '60. Dieci anni dopo la Montedison ha pensato di costruire anche un impianto per il biossido di titanio proprio perché aveva la disponibilità di acido solforico vicino. Immagino che queste siano state le principali motivazioni.
Dalla Montedison lo stabilimento è passato agli inglesi (Tioxide) e da ultimo agli americani (Huntsman). Il mercato italiano è un mercato importante, specialmente per il biossido di titanio, come tutti i paesi europei che sono evoluti dal punto di vista industriale. Questo è – credo – il motivo principale, secondo la mia opinione. Questo è uno dei pochi esempi dove l'industria americana, o straniera/anglo-sassone, realizza investimenti nella nostra nazione. Tenete conto che al momento in Italia non ci sono molte società straniere che investono 40 milioni di euro in impianti italiani. (Ing. Francesco Pacini, AD Huntsman). Per approfondimenti, vedere il video https://www.youtube.com/watch?v=C__wCQdpyR4&feature=youtu.be&t=43s

3) Se i gessi rossi sono così "innocui" e non cedono in eluato acquoso nessun metallo pesante (vedi cromo e vanadio), perché nel 2004 la Provincia di Grosseto ha autorizzato il ripristino della cava gessi Tecnobay con articolate prescrizioni legate alla possibilità di inquinamento delle falde acquifere presenti? E perché tale ripristino non è avvenuto? RISPOSTA: Premesso che le autorizzazioni al ripristino con i gessi sono sempre state affidate con procedure ordinarie e non con procedure semplificate, le prescrizioni sono state date sia per Montioni nel 2004, sia ora per la recente autorizzazione al completamento, sia per Roccastrada e sono le medesime. Il progetto di ripristino con i gessi della cava di Roccastrada è stato autorizzato ma poi non è stato portato avanti perché dal punto di vista commerciale non c’è stato un accordo con la società Tecno Bay. Dato che negli stessi anni era stato autorizzato anche il ripristino di Montioni, è risultato preferibile collocare i gessi lì. Quando si vuole fare un progetto di ripristino la domanda deve essere avanzata dal proprietario della cava, che nel caso di Roccastrada era un privato. La Huntsman fornisce i materiali e, secondo gli accordi stipulati, si fa carico della responsabilità sul prodotto e su tutti gli accorgimenti richiesti. La decisione di non procedere è stata quindi presa dal proprietario della cava. (Ing. Francesco Pacini, AD Huntsman). Per approfondimenti, vedere il video https://www.youtube.com/watch?v=C__wCQdpyR4&feature=youtu.be&t=3m2s
Domanda del TAVOLO n.2:
1) Corrisponde al vero che gli stabilimenti di Inghilterra e Germania possono scaricare i gessi direttamente nel Mare del Nord? Se si, quali sono i motivi di questa difformità di legislazioni? RISPOSTA: Questa era una pratica che veniva realizzata prima dell'entrata in vigore della normativa europea. La Montecatini/Montedison è stata la prima industria in Europa ad evitare questo scarico a mare, mentre tutti gli altri lo facevano. Da 20/30 anni a questa parte ormai nessuno scarica più in mare. Fortunatamente siamo in Europa. (Ing. Francesco Pacini, AD Huntsman). Per approfondimenti, vedere il video https://www.youtube.com/watch?v=C__wCQdpyR4&feature=youtu.be&t=11m25s
Domande del TAVOLO n.3

1) Gli studi fatti sull'ex cava di Montioni hanno rilevato infiltrazioni o impatti ambientali? (alla domanda sarà risposto dell'incontro del 23 maggio).

2) Ci si chiede quanto tempo si impiegherà a completare il ripristino di Montioni, perché in caso di interruzione del servizio siamo dubbiosi circa la continuità dei controlli ambientali, della gestione degli eluati prima del rinverdimento e delle potenziali infiltrazioni e tenuta su siti non ancora oggetto di studio (alla domanda sarà risposto dell'incontro del 23 maggio).

3) Se il biossido di titanio usato nell'industria alimentare come additivo sbiancante E171 è classificato nella lista delle sostanze cancerogene (ad es. per sbiancare i formaggi a pasta fresca spalmabile, nelle creme cosmetiche, bibite, merendine, ecc.), perché i residui di scarto quali i gessi rossi non risulterebbero tossici? Inoltre gli stessi gessi rossi impiegati nei cementifici come possono non essere tossici, se lo stesso cemento armato secondo il Prof. Barberino (epidemiologo dell'Istituto IEO di Milano), è classificato tra le sostanze cancerogene?
RISPOSTA: Premesso che non ci risulta che il biossido di titanio sia al momento classificato tra le sostanze cancerogene, tale composto chimico non è comunque contenuto nei gessi. Riguardo all’ultima parte della domanda, chiariamo che normalmente i Gessi chimici sono impiegati nella realizzazione del cemento in alternativa al Gesso naturale, essendo di pari caratteristiche chimiche. (Ing. Francesco Pacini, AD Huntsman) . Per approfondimenti, vedere il video https://www.youtube.com/watch?v=C__wCQdpyR4&feature=youtu.be&t=12m28s
Domande del TAVOLO n.4:

1) I gessi hanno un comportamento (cessione, permeabilità, ecc.) diversa a seconda delle caratteristiche idro-geologiche del sito dove sono messi a dimora? Se si, quando le valuteremo? RISPOSTA: Il comportamento del gesso è sempre lo stesso dal punto di vista chimico. Dal punto di vista ambientale invece è da valutare il sito dove lo si vuole collocare. Da una parte ci sono le caratteristiche del gesso, che sono un fattore non variabile perché deriva dalle caratteristiche della roccia che viene utilizzata. Dall’altra parte c’è la valutazione del sito. A Montioni così come alla cava della Tecno Bay sono state fatte le valutazioni, quindi saranno fatte anche nella prossima area che verrà identificata. In questo momento un’altra area non è stata identificata e quindi per ora ci basiamo sull’esempio di Montioni. (Ing. Francesco Pacini, AD Huntsman). Per approfondimenti, vedere il video https://www.youtube.com/watch?v=mCeK1QzcOsU&feature=youtu.be&t=2m32s

2) Per le nuove possibili localizzazioni, è stato valutato l'impatto sulla viabilità locale? (la questione sarà trattate nell'incontro del 14 giugno).

3) Perché il cromo è valutato solo come totale e non nelle sue forme, in particolare il cromo 6, cancerogeno? E' stata valutata la riduzione/ossidazione del cromo in presenza dei tanti metalli presenti nei gessi? Solfati e cloruri sono eliminati dalle valutazioni, allora che senso ha farle?
RISPOSTA: Noi valutiamo la rispondenza alla legge e gli stati di ossidazione del cromo con vari metodi e soprattutto con varie mineralizzazioni. Cerchiamo di capire come si comporta una matrice “tal quale”, una matrice a 60°C temperatura in cui una molecola di solfato di calcio bi-idrato si trasforma in anidride, ma anche a temperature più elevate. Siamo certi che nel caso dei gessi si tratta di cromo 3, e questo si evince non solo dalle analisi di speciazione del cromo ma anche dai dati di letteratura. Se prendiamo un diagramma di Pourbaix eH-pH si vede che in condizioni riducenti quale la nostra il cromo è sul cromo 3. In un atmosfera riducente per avere cromo 6 si necessita di un pH estremo come un pH 14. Infatti le analisi chimiche di dettaglio fatte con metodi UNI e IRS dimostrano che la forma di cromo presente nei gessi è, nella quasi nella totalità, cromo 3. Possiamo comunque fornire le documentazioni necessarie per chiarire questi studi. Per cloruri e solfati vale lo stesso. La legge non prevede analisi specifiche ma noi li studiamo perché sono degli indici importanti. Il cloruro di sodio per esempio offre delle indicazioni su indice SAR Sodium Adsorbtion Rate. Sono dunque indicazioni di interesse per un eventuale utilizzo dell’acqua presente in un’area di ripristino ambientale e permettono di capire se questa subisce delle variazioni nel corso del tempo. Si è deciso quindi di fare le analisi perché si tratta di indicatori biologici importanti. (Dott. Cappellini, Responsabile Ambiente, Salute e Sicurezza Huntsman). Per approfondimenti, vedere il video https://www.youtube.com/watch?v=mCeK1QzcOsU&feature=youtu.be&t=0s

4) A proposito degli esami in doppio con ARPAT: i tecnici ARPAT fanno le rilevazioni da soli o firmano semplicemente quelle fatte dalla Huntsman?
RISPOSTA: Come per tutte le autorizzazioni in campo ambientale che possono avere un impatto sul territorio, è presente un piano di controllo che è sempre a carico dell’azienda che chiede l’autorizzazione. Ad esempio una falegnameria che produce un’emissione in atmosfera, sarà autorizzata dalla Regione ma dovrà produrre a suo carico un piano di controllo, che deve essere applicato a spese della ditta. Il piano di controllo è alle verifiche da parte degli “enti di controllo”, che in campo ambientale sono vari soggetti. ARPAT è un ente tecnico specializzato che svolge attività di supporto per gli enti pubblici (Regione, Provincia, Ministero), monitoraggio e controllo in campo ambientale. Rispetto agli altri enti di controllo (es. Noe, Carabineri forestali…) ha in più la possibilità di fare direttamente verifiche analitiche poiché è dotata di personale specializzato per fare i campionamenti e di propri laboratori. Nel caso dell’autorizzazione per il ripristino della ex cava di Montioni, il piano di controllo è stato approvato dalla Conferenza dei servizi, dopo essere stato verificato e integrato con delle prescrizioni, e prevede delle verifiche trimestrali. È previsto anche che ARPAT effettui due controlli autonomi, con propri tecnici e con proprie analisi, due volte all’anno (quindi con periodicità semestrale) per verificare i dati che la ditta produce e il rispetto delle prescrizioni dell'autorizzazione. In caso di inadempienza ci sono le sanzioni che la legge prevede. Si coglie infine l'occasione per ricordare che nel sito internet di ARPAT vengono costantemente pubblicati dati e news ambientali riguardanti i principali temi o problematiche e che è possibile accedere liberamente per consultare la grande quantità di informazioni messe a disposizione.
(Dott. Roberto Palmieri, Responsabile ARPAT Dipartimento di Grosseto). Per approfondimenti, vedere il video http://bit.ly/2rtRQpo
Domande del TAVOLO n.5:
1) Dopo aver apprezzato tutti gli interventi proposti, chiari pur presentando contenuti scientifici, il mio dubbio è questo: non sarebbe stato opportuno aver un contraddittorio molto più nel merito rispetto alle relazioni degli ingegneri della Hunstman?
Domande del TAVOLO n.7:

1) Solo negli ultimi 3-4 anni la vostra industria ha avuto denari per le sperimentazioni di capping (800.000, 00 euro) e per l'utilizzo dei gessi nel cartongesso (1.400.000,00 euro) che non sono andate a buon fine proprio per ciò che i gessi contengono. Ne avete fatte anche altre ricevendo soldi pubblici. In totale nel 2004 quanto denaro pubblico è stato speso per le vostre sperimentazioni? hanno o non hanno ottenuto risultati? E cosa è stato fatto per la riduzione della quantità dei gessi?
RISPOSTA: L’accesso a fondi provenienti da Bandi pubblici, è di primaria importanza per ogni attività di sperimentazione e di innovazione tecnologica.
Le attività sperimentali citate nel testo della domanda, seppur con contributi economici diversi da quelli riportati, sono state condotte anche con tale supporto, ma ovviamente il costo dei lavorazioni supera di molto quello finanziato, e questo supporto è totalmente a carico di Huntsman.
Nell’ordine delle attività di sperimentazione:
Capping:
questa attività è relativa ad un progetto denominato BIAGRO (Barriere Bioreattive a base di Gessi per Discariche) finalizzato a dimostrare l’efficacia dei Gessi derivanti dalla produzione del Biossido di Titanio da parte dello Stabilimento di Scarlino, come materiale per la copertura definitiva di discariche di rifiuti non pericolosi in conformità ai requisiti specificati nel D.Lgs 36/2003. La sperimentazione, della durata di due anni, è stata approvata dalla regione Toscana con D.G.R. n.4915 del 10 Novembre 011 ed è stata prorogata di ulteriori due anni tramite richiesta n. prot. 104 del 10 Ottobre 2013. Scopo della sperimentazione era la verifica della rispondenza dei Gessi ai requisiti tecnici specificati dal D.Lgs 36/2003 "Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti". L’attività di sperimentazione è stata condotta in campo attraverso l’allestimento di due “vasche sperimentali” volte a simulare due piccole discariche di rifiuti solidi urbani, di cui: una definita “cella testimone” la cui copertura è stata eseguita secondo i dettami del D.Lgs 36/2003 All.1 punto 2.4.3, l’altra “cella sperimentale” nella cui copertura, analoga alla precedente, il Gesso è impiegato in sostituzione degli strati di terra fine naturale. Nel corso della attività di sperimentazioni sono stati monitorati numerosi indicatori relativi all’evoluzione delle due simulazioni di discarica, in particolare il raggiungimento degli obbiettivi prefissati è stato verificato attraverso il monitoraggio di parametri quali: prestazioni geotecniche, impermeabilità della copertura, polveri aereodisperse, acque di ruscellamento, percolato, biogas captato e diffuso, inverdimento della copertura.
I risultati ottenuti dalla sperimentazione hanno dimostrato che il Gesso può essere riutilizzato per tale tipologia di attività, quindi, in riferimento alla domanda, in nessun modo le caratteristiche chimiche dei gessi hanno inficiato negativamente il risultato delle prove effettuate
Gessi in Cartongesso:
Il progetto denominato Tio.Ges ha avuto come scopo la ricerca mirata a verificare la possibilità di utilizzo dei Gessi sintetici, prodotti collateralmente al processo di produzione del Biossido di Titano realizzato dalla Huntsman, come materia prima per la produzione dei pannelli in cartongesso e prodotti affini, questo con la partecipazione di altra azienda operante in questo settore. L’attività ha esaminato nel dettaglio le proprietà chimico-fisiche dei Gessi, confrontandole con quelle caratteristiche dei Gessi di cava. I risultati della sperimentazione sono stati molto confortanti da un punto di vista tecnico, e gli obbiettivi presupposti completamente soddisfatti. Allo stato attuale, la società, in funzione di analisi di mercato e dunque solo per aspetti commerciali sta valutando le future azioni da intraprendere.
Nel 2004 nessun finanziamento da Bandi regionali e/o nazionali è stato ricevuto.
Oltre a numerose attività per verificare la possibilità di riuso dei Gessi in vari mercati e settori, sono stati condotti studi ed investimenti legati alla riduzione del quantitativo di Gessi prodotti; preme ricordare che nel corso del 2012/2013 è stato realizzato un nuovo impianto per la produzione di Sali di Ferro, per un investimento di circa 40 milioni di Euro, mirato alla parziale riduzione dei Gessi. (Dott. Cappellini, Responsabile Ambiente, Salute e Sicurezza Huntsman).

2) In riferimento al verbale di ARPAT del 27/01/2005 "non sono conosciute prove di laboratorio che consentono la valutazione nel lungo termine in merito a cessioni dei metalli pesanti nei gessi" cosa è stato fatto o risposto? RISPOSTA: Nel corso degli anni sono state condotte dall’azienda attività di studio mirate alla valutazione di dettaglio della cessione di metalli presenti nei Gessi in sistemi acquosi. Preme citare su tutte un attività di monitoraggio svolta nel 2012 dal Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa, Istituto per degli Ecosistemi, sotto la responsabilità del Dr G. Petruzzelli, sulla mobilità di metalli tipici presenti nel Gesso, con valutazione su diversi gradi di invecchiamento.
Lo studio ha dimostrato i marker tipici del Gesso, sono immobili ed insolubili in acqua con misure bel al di sotto dei limiti di rilevamento strumentale, e inoltre la presenza in eluato si riduce di un ordine di grandezza già dopo un brevissimo periodo di abbancamento pari a 80 giorni. Per ciò che riguarda Montioni ARPAT ha condotto studi annuali sull’interazione delle attività di abbancamento sulle matrici ambientali, e non sono emerse criticità. (Dott. Cappellini, Responsabile Ambiente, Salute e Sicurezza Huntsman).
CONTRIBUTO DI ARPAT: Il riferimento al “verbale ARPAT del 27/01/2005” è troppo generico per poter risalire al documento citato. L'argomento della domanda sembra comunque riguardare la cessione nel lungo termine dei metalli pesanti presenti nei gessi: nel caso esistente in Provincia di Grosseto, cioè l'area in ripristino di Poggio Speranzona, è anche a tale scopo che viene eseguito il monitoraggio delle acque sotterranee e delle acque superficiali, che ha avuto proprio inizio nel 2005. A tale riguardo si ricorda che ARPAT elabora ogni anno una specifica relazione tecnica nella quale sono riportati e valutati, anche su base statistica, i risultati dei monitoraggi effettuati. La relazione è inviata per le vie ufficiali a tutti gli Enti interessati (Regione Toscana, Comune di Follonica, Comune di Scarlino).
L'ultima relazione è stata trasmessa in data 09/11/2016 ed elabora i risultati ottenuti in 10 anni di monitoraggio (2005 -2015). Le conclusioni riportano che detti risultati non presentano indicazioni tali da evidenziare un'influenza del gesso utilizzato sulle acque sotterranee ed anche il monitoraggio delle acque superficiali non evidenzia alterazioni significative del corpo idrico ricettore (Fosso dell'Acqua Nera). (Dott. Roberto Palmieri, Responsabile ARPAT Dipartimento di Grosseto).

3) Chi è che controlla la Marmettola che viene usata nel vostro processo produttivo, visto gli inquinanti che contiene e che sono molto attenzionati a Massa Carrara? A quali controlli viene sottoposta prima della partenza per lo stabilimento di Scarlino, e a quali all'azienda prima di immetterla nel processo produttivo?
RISPOSTA: La Marmettola è giuridicamente classificata come rifiuto speciale non pericoloso con CER 140103; come tale è ricevuto e gestito presso lo stabilimento di Scarlino conformemente alla cogente normativa di settore. La responsabilità giuridica del rifiuto sino alla sua accettazione all’impianto di destino è a carico del Produttore iniziale, è fatto obbligo a chi riceve i residui di scarto di verificare le autorizzazioni in possesso allo stesso.
L’impianto di Scarlino ha inserita nella sua Autorizzazione Integrata Ambientale la possibilità di riutilizzo del rifiuto come attività di Recupero (R10) finalizzata alla neutralizzazione degli effluenti fortemente acidi provenienti dal ciclo di Produzione del Biossido di Titanio.
Il Piano di Monitoraggio e Controllo, allegato e parte integrante della suddetta autorizzazione, prevede un analisi quantitativa e qualitativa del rifiuto recuperato. Il controllo delle quantità dei rifiuti in ingresso viene effettuato attraverso l’impianto di pesatura elettromeccanico posto all’ingresso principale dell’impianto, per ogni camion in transito. Il peso riscontrato viene riportato nello scontrino di pesatura allegato ad ogni conferimento, dopodiché i mezzi hanno accesso all’area di scarico.
I conferimenti sono accompagnati dai FIR (formulari di identificazione rifiuti) su cui sono annotate le tipologie di rifiuto conferito con quello riportato sul formulario ed il quantitativo di rifiuto accettato. La documentazione relativa ai conferimenti è registrata e conservata presso gli uffici preposti su apposito registro di carico e scarico. Il quantitativo di rifiuti gestito in ingresso all’impianto viene inoltre riepilogato su documenti trasmessi alle autorità di controllo nell’ambito di quanto stabilito dall’Autorizzazione Integrata Ambientale.
Il controllo di qualità sui rifiuti in ingresso viene effettuato in fase di accettazione del rifiuto.
Prima di avere accesso all’impianto ciascun produttore/detentore di rifiuti deve contattare il personale tecnico addetto alla gestione dell’ingresso. L’operatore verifica la conformità delle caratteristiche del rifiuto al recupero previsto e, se conforme, provvede alla registrazione (accettazione formale del carico) del formulario. A seguito dello scarico l’operatore inoltre effettua un controllo visivo del rifiuto, verifica le sue caratteristiche fisiche e la presenza di eventuali non conformità qualitative.
Per ciò che concerne il profilo analitico relativo ai controlli sul rifiuto in ingresso, con cadenza dettata dalla norma, sono effettuati analisi di dettaglio sul campione “Tal Quale”, matrice solida, e sulla cessione in eluato acquoso, secondo quanto previsto dal DM 5/2/98.
(Dott. Cappellini, Responsabile Ambiente, Salute e Sicurezza Huntsman).
CONTRIBUTO DI ARPAT: La marmettola impiegata nel processo produttivo del biossido di titanio è un rifiuto speciale non pericoloso, ed in quanto tale è soggetta alle disposizioni previste dalla legge. In particolare, il DM 05/02/1998 “Individuazione dei rifiuti non pericolosi sottoposti alle procedure  semplificate di recupero ai sensi degli articoli 31 e 33 del decreto  legislativo 5 febbraio 1997, n. 22” prevede (punto 12.3 lett. g) che tale rifiuto possa essere recuperato “per la neutralizzazione di reflui acidi”. Affinché possa essere sottoposta a dette procedure di recupero, il requisito richiesto dalla legge è che il contenuto minimo di carbonato di calcio sia l'85%. Per quanto altro in relazione alle caratteristiche qualitative eventualmente richieste per l'impiego nel ciclo produttivo del biossido di titanio si rimanda alle risposte dell'Azienda. (Dott. Roberto Palmieri, Responsabile ARPAT Dipartimento di Grosseto).

4) METODO: Perché si è impostato il Dibattito Pubblico "sull'uso dei gessi per il ripristino dei siti di attività estrattive" e non sull'uso dei siti di attività estrattive per il deposito (stoccaggio) dei gessi (rifiuti) della Tioxide? inoltre anche il Padule deve essere ripristinato con i gessi?
MERITO: Chi ci assicura che fra un certo numero di anni i gessi abbandonati non rilascino eluati che andranno a creare inquinamento del territorio? Ricordo che anche le ceneri di Pirite, un tempo dichiarate "inerti" (che sono perciò state distribuite ovunque) da anni rilasciano arsenico che ha inquinato e continua ad inquinare la falda acquifera. RISPOSTA: Nel corso degli anni la disciplina giuridica Ambientale, sempre più stringente, e le metodiche di monitoraggio analitico e diffusionale dei contaminanti sono state enormemente approfondite.
Casi attuali che riportano ad una valutazione non corretta delle pressioni ambientali esercitate dall’attività antropica sono, perlopiù, riconducibili a gestioni risalenti allo scorso secolo, dove una normativa ambientale specifica non era ancora sviluppata al punto attuale.
Ciò detto, risulta anche evidente che per gli analiti presenti in soluzione acquosa la cui riconducibili ad interazione con Gesso, tanto in letteratura che in giurisprudenza, non si hanno evidenze di alcuna attività ecotossica.
Le attività di ripristino ambientale con Gessi, localmente da oltre vent’anni, non hanno mai evidenziato, anche in studi condotti da Enti di Controllo, problematiche di inquinamento di acque superficiali e profonde. (Dott. Cappellini, Responsabile Ambiente, Salute e Sicurezza Huntsman).
CONTRIBUTO DI ARPAT: Lo stato di qualità delle matrici ambientali viene, nel tempo, verificato attraverso io monitoraggio. Nel caso del sito di Poggio Speranzona, le attività di ripristino della ex cava prevedono l'esecuzione di un monitoraggio ambientale a carico della ditta, da effettuarsi con periodicità trimestrale, verificato da ARPAT con due monitoraggi all’anno eseguiti in contraddittorio. ARPAT elabora ogni anno una specifica relazione tecnica, che viene inviata agli Enti interessati (Regione Toscana, Comune di Follonica, Comune di Scarlino), nella quale sono riportati e valutati, anche su base statistica (andamento dei trend delle concentrazioni), i risultati dei monitoraggi.
Nel caso in cui in futuro verranno rilasciate autorizzazioni riguardanti il ripristino ambientale di nuovi siti, a conclusione di specifici procedimenti istruttori e alle condizioni previste dalla norme applicabili, queste dovranno prevedere l'esecuzione di specifici monitoraggio delle matrici ambientali interessate. (Dott. Roberto Palmieri, Responsabile ARPAT Dipartimento di Grosseto).
Domande del TAVOLO n.8:

1) Sono disponibili prove di laboratorio che consentano di valutare la cessione nel lungo termine? Prove di cessione statica su cubo compattato di gesso rosso e prove di cessione sul campo su gessi già inerbiti?
RISPOSTA: Come risposto ad un quesito precedente studi sono già stati effettuati per la corretta valutazione su cessioni a lungo termine, sia su Gesso che su attività già soggette a inerbimento. Recenti studi, parte integrante del progetto completamento dell’intervento di ripristino ambientale e morfologico della ex cava di quarzite di poggio Speranzona, Montioni, offrono, per le valutazioni ecotossicologiche, dati analitici relativi alle aree inerbite dell’area immediatamente adiacente di Poggio Bufalaia su cui insisteva un attività di abbancamento di Gesso terminata fine anni 90. Nella documentazione sono riportate analisi e considerazioni relative sia alla matrice suolo superficiale, suolo profondo ed aspetti vegetazionali dell’area oramai completamente re-inerbita. (Dott. Cappellini, Responsabile Ambiente, Salute e Sicurezza Huntsman).

2) Il nostro territorio è deturpato dalla coltivazione delle cave; nel caso non si utilizzino i gessi e quindi Huntsman non effettui il ripristino, le istituzioni hanno mezzi economici e legislativi per obbligare a effettuare i ripristini ambientali? (la questione sarà trattata negli incontri del 23 maggio e del 14 giugno).

3) I gessi come ammendante in agricoltura vengono attualmente commercializzati? Se no perché?
RISPOSTA: Premesso che la domanda non è attinente al tema del dibattito, il Gesso può essere commercializzato nel settore dell’agricoltura, in funzione delle condizioni di mercato di tali prodotti. (Dott. Cappellini, Responsabile Ambiente, Salute e Sicurezza Huntsman).
Domanda del TAVOLO n.9:
1) Il ripristino ambientale delle cave dopo l’attività estrattiva è obbligatorio? Se si quali metodi esistono? Perché viene fatto raramente? (alla domanda sarà risposto nell’incontro del 23 maggio).
Domande del TAVOLO n.10:

1) Se il ripristino ambientale con gesso è autorizzato dalla legge e se le caratteristiche lo rendono idoneo a tale scopo, quali sono le principali difficoltà incontrate negli ultimi anni che ne hanno limitato l’impiego? (alla domanda sarà risposto nell’incontro del 23 maggio).

2) Quali sono i costi di ripristino delle cave della Bartolina e della Vallina così come presentati al momento della domanda di autorizzazione e quali sono gli importi delle garanzie presentate? (alla domanda sarà risposto nell’incontro del 23 maggio).

3) Come avviene la classificazione di un sottoprodotto a rifiuto? Il gesso potrebbe essere classificato in maniera diversa?
RISPOSTA: La materia dei sottoprodotti è abbastanza articolata e complessa. Oggi viene definita all’interno del Decreto Legislativo n. 152 del 2006 agli articoli 183bis e 184 bis. Fondamentalmente affinché un materiale sia classificato come “sottoprodotto” invece che “rifiuto” sono necessari quattro requisiti: 1) che il materiale sia prodotto all’interno del ciclo produttivo ma che l’obiettivo principale del ciclo non sia la produzione di quel materiale; 2) che quel materiale sia reimmesso nello stesso ciclo produttivo o in un altro ciclo produttivo, oppure sia riutilizzato da parte di terzi; 3) che tale materiale per essere utilizzato non debba subire trattamenti diversi dalla normale pratica industriale (definizione che ha lasciato non poche difficoltà di interpretazione); 4) che l’utilizzo di tale materiale, con le prime tre condizioni rispettate, sia legale, ovvero rispetti tutti i requisiti ambientali, di salute dei lavoratori, ecc.
Evidentemente è una disciplina molto diversa da quella in cui si inquadrano in questo momento i gessi, che potrebbero anche rispondere a questi 4 criteri generali ma che in questo momento sono inquadrati attraverso un accordo siglato a livello di autorizzazione dalla Regione Toscana che si inquadra in un altro filone, che è quello dei ripristini ambientali. I gessi rossi non sono quindi sottoprodotti ma rifiuti utilizzabili per determinati fini. (Prof. Ing. Paolo Ghezzi, Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa). Per approfondimenti, vedere il video https://www.youtube.com/watch?v=i7ZplK_O5Xs&feature=youtu.be&t=1s
Chiedo l'iscrizione a questo tavolo...grazie
Benvenuto al tavolo virtuale sui gessi! può inviare i suoi commenti. Dovrebbe arrivarle un messaggio di avviso ogni volta che qualcuno aggiunge un contributo. Un saluto, Chiara